ANSIA NORMALE E ANSIA PATOLOGICA


Nell'articolo sul valore adattivo dell'ansia abbiamo definito quest'ultima come un meccanismo difensivo incredibilmente potente ed estremamente utile in tutte le situazioni di pericolo, mediato da un numero di strutture neurofisiologiche che nel loro insieme costituiscono il sistema dell paura/ansia, la cui attivazione ci consente di evitare o di affrontare il pericolo nel migliore dei modi. Chiaramente questo tipo di ansia è definibile "normale" e "non patologica".

Quando dunque l' "ansia normale" diventa "ansia patologica"?

Ebbene, i criteri per stabilire se ci si trova di fronte all'una o all'altra condizione non sono semplici. In linea generale e ragionando per estremi, potremmo definire l'ansia patologica come una risposta ansiosa "esagerata" rispetto al suo oggetto, e cioè rispetto alla "reale" pericolosità dell'oggetto (situazioni, persone, oggetti, ecc.) che la scatena. La funzione adattiva-difensiva dell'ansia si esplica solo entro livelli di attivazione emozionale ottimali, e cioè non troppo alti ne troppo bassi, in base alla reale o più probabile pericolosità dello stimolo o situazione.

Una risposta emotiva d'ansia troppo bassa ad esempio può sfociare in comportamenti realmente pericolosi per sé e per gli altri, mentre livelli troppo alti d'ansia possono determinare reazioni eccessive altrettanto dannose per sé e per altri, ivi compresa l'immobilizzazione.

Tuttavia spesso in ambito clinico si ha a che fare con forme di ansia anche molto intense nelle quali, almeno apparentemente, non è individuabile un vero e proprio oggetto (persone, cose, situazioni) che inneschi nel paziente la risposta ansiosa. Ciò rimanda al problema del come individuare le reali cause dell'ansia patologica. Ciò attualmente è possibile solo attraverso gli strumenti messi a disposizione dalla Psicologia, strumenti particolarmente efficaci ma ancora poco conosciuti per via della difficoltà di accesso ai servizi di Psicologia.

 L'approccio psicofarmacologico, e cioè la somministrazione/assunzione di farmaci ad azione ansiolitica (come le benzodiazepine e gli SSRI) dovrebbe essere adottato solo nei casi in cui l'approccio Psicologico fosse impossibile o si fosse rivelato inefficace, o nei casi di fasi acute particolarmente intense/gravi: in ogni caso il farmaco non può agire sulla causa dell'ansia ma solo sintomatologia e solo temporaneamente.

Se da un lato il farmaco ansiolitico può ridurre i sintomi dell'ansia in modo estremamente efficace, dall'altra tale effetto è temporaneo e cioè perdura solo fino a quando il farmaco viene assunto: ciò espone moltissimi individui al pericolo dell'abuso di psicofarmaci che può sfociare in vere e proprie forme di dipendenza e che in alcuni casi porta anche alla compromissione della vita lavorativa, sociale e relazionale-affettiva dell'individuo.

Quando si decide di assumere uno psicofarmaco è bene dunque essere ben consapevoli del fatto che tali farmaci non sono vere e proprie cure dell'ansia ma solo trattamenti sintomatici temporanei.

Gli psicofarmaci infatti oltre a svolgere l'attività per la quale si assumono (trattamento dei sintomi dell'ansia e non cura del disturbo d'ansia), se assunti cronicamente per periodi eccessivamente prolungati e magari anche senza il controllo medico, possono determinare, oltre che patologie organiche, anche una compromissione delle performance cognitive, che a sua volta può compromettere la vita lavorativa e relazionale.

Allo stesso tempo l'uso accorto e per brevi periodi di un ansiolitico nel caso degli attacchi di panico può rivelarsi molto utile se associato ad un intervento di tipo psicologico; in questi casi infatti la riduzione dei sintomi costituisce una condizione facilitante per l'inizio e la prosecuzione dell'intervento.

L'unico modo per risolvere alla radice l' ansia patologica è quello dell'intervento psicologico che, per sua natura, mira all'individuazione e alla rimozione definitiva delle cause reali del disturbo. Questo processo, a seconda del problema e dell'individuo, può essere di durata variabile e ciò spesso pone, per la maggior parte delle persone, un problema di tipo economico, visto che in Italia il Servizio Sanitario Nazionale non ha esteso i contributi anche a questa tipologia di servizi, limitandosi a svolgerli solo presso alcune asl e/o ospedali. 

L’ ansia è un disturbo tipico del nostro tempo, in particolare delle società occidentali, che si alimentano di stress e di frenetici ritmi produttivi, a scapito del pensiero e della riflessione.

Attualmente le cure più efficaci per il trattamento dell'ansia patologica sono quelli così detti "multicomponenziali"; ne esistono sia farmacologici (es. psicofarmaci + psicoterapia) sia non farmacologici (es. biofeedback + counseling psicologico).